La microscopia elettronica è una tecnica che sfrutta l’interazione tra un fascio di elettroni e gli atomi che compongono il campione in esame, e permette di generare immagini con ingrandimenti molto elevati superando il limite risolutivo della microcopia ottica potendo in alcuni casi raggiungere risoluzioni a livello atomico.
In generale quando si osserva un oggetto non è possibile risolvere due punti la cui distanza sia inferiore alla lunghezza d’onda (λ) della sonda utilizzata e la microscopia ottica ha come limite fisico la λ della luce (nell’ordine delle centinaia di nm nel range del visibile). Dato che nel microscopio elettronico vengono utilizzati gli elettroni (che rispetto ai fotoni hanno una λ di circa tre ordini di grandezza inferiore) il limite risolutivo del microscopio a scansione è di gran lunga superiore, nell’ordine dei nanometri.
Il SEM garantisce inoltre immagini con una maggior profondità di campo e, nel caso sia dotato di detector EDX, di ottenere informazioni composizionali relative al campione in esame (analisi elementale).
Un SEM è costituito per sommi capi da alcuni elementi essenziali:
Nel SEM il fascio di elettroni generato dalla sorgente ed accelerato attraverso la colonna scansiona la superficie del campione. In ogni punto della scansione l’interazione tra fascio e campione, con un volume di interazione tipicamente a forma di pera o goccia, produce dei segnali che vengono sfruttati dai detector presenti nel SEM per generare le immagini o effettuare analisi elementali.
I segnali più spesso utilizzati sono:
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Le sorgenti che vengono montate sui SEM sono generalmente di due tipi: termoioniche o ad emissione di campo.
Nella prima categoria rientrano il filamento in Tungsteno (la sorgente più comune) ed il cristallo in Esaboruro di Lantanio, o Esaboruro di Cerio (LaB6 o CeB6). In entrambi i casi viene sfruttano l’effetto termoionico (un materiale emette elettroni quando riscaldato fino a fornire sufficiente energia da superare la sua funzione di lavoro) ma tra le due tipologie di sorgente il cristallo in CeB6 garantisce maggior durata (oltre 1.500 ore), oltre alla possibilità di prevederne la sostituzione, ed una brillanza di circa 10 volte superiore. Una maggior brillanza corrisponde a una migliore qualità d’immagine, anche in condizioni non ottimali per un SEM (basso vuoto o basso voltaggio per esempio) ed un più alto segnale per la microanalisi.
Le sorgenti ad emissione di campo (FEG) a loro volta vengono montate sugli strumenti più performanti e possono garantire durata e brillanza ancora superiori rispetto alle sorgenti di tipo termoionico, oltre a risoluzioni elevatissime.
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