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Parametri di processo rilevanti per il compounding con estrusori bivite

La coclea trasportatrice ha una lunga storia. Il primo sistema di trasporto basato su questo concetto è stato inventato da Archimede (ca. 212 a.C.) e lo stesso design è ancora attualmente in uso per l’irrigazione o il trasporto di granaglie. L’uso industriale delle coclee trasportatrici si è diffuso nella metà del 19° secolo e poi, con lo sviluppo dei polimeri industriali nella prima metà del 20° secolo, le coclee trasportatrici o estrusori, si sono affermati come strumenti fondamentali per la lavorazione dei materiali polimerici.

Parametri di processo rilevanti per il compounding con estrusori bivite
Introduzione

La coclea trasportatrice ha una lunga storia. Il primo sistema di trasporto basato su questo concetto è stato inventato da Archimede (ca. 212 a.C.) e lo stesso design è ancora attualmente in uso per l’irrigazione o il trasporto di granaglie. L’uso industriale delle coclee trasportatrici si è diffuso nella metà del 19° secolo e poi, con lo sviluppo dei polimeri industriali nella prima metà del 20° secolo, le coclee trasportatrici o estrusori, si sono affermati come strumenti fondamentali per la lavorazione dei materiali polimerici.

Gli estrusori monovite possono essere utilizzati per fondere e modellare i polimeri, ma sono limitati nelle loro performance. Poiché operano con il cilindro completamente riempito e sotto pressione, non è possibile effettuare degasaggio né alimentazione frazionata e le capacità di miscelazione risultano limitate. Per soddisfare la crescente domanda nell’industria polimerica per la miscelazione continua, R. Erdmenger ha sviluppato e brevettato un compounder bivite co-rotante con viti interpenetranti e autopulenti.

In questa nota applicativa vengono discussi vari esempi di compounding, i corrispondenti parametri di processo e viene fornita una panoramica su come ottimizzare il processo di estrusione e come scegliere la configurazione delle viti più adatta. Infine, vengono presentate alcune raccomandazioni su come effettuare il passaggio da un piccolo sistema da laboratorio a un impianto pilota più grande o a un estrusore di produzione su piccola scala.

Il compounder

I principali passaggi di un processo di compounding all’interno di un estrusore bivite parallelo sono: l’alimentazione, la fusione, il trasporto, la miscelazione, il degasaggio ed infine l’estrusione del prodotto omogeneizzato (Figura 1). Nella zona di alimentazione, il materiale solido è introdotto tramite l’alimentatore volumetrico o gravimetrico, l’aria viene rimossa e il materiale viene compattato. Nel passaggio successivo, il materiale viene spostato in avanti e riscaldato in una sezione di trasporto parzialmente riempita e non pressurizzata. Nella prima zona di mixing, il materiale viene fuso e plastificato e successivamente passa in una zona di trasporto che può essere usata per il degasaggio, l’alimentazione frazionata o l’alimentazione di liquidi.

Immagine 1: Layout del barrel e della vite

Successivamente, si alternano sezioni di miscelazione e trasporto per ottenere un prodotto omogeneo. Gli elementi della vite di trasporto nella zona di degasaggio vengono utilizzati per eliminare i componenti volatili e l’aria, sia a pressione atmosferica che sottovuoto. Il ruolo della sezione di estrusione è quello di sviluppare pressione e dare forma al materiale. Nella maggior parte delle applicazioni, viene estruso un filamento che viene successivamente raffreddato in una vasca d’acqua e tagliato in pellet.

Conclusione

Quando si effettua il passaggio da un compounder su scala di laboratorio a una unità di dimensioni maggiori, il fattore teorico per la portata deve essere regolato. Il tempo di permanenza è un parametro di processo fondamentale per il dimensionamento. Invece di misurare il tempo di permanenza con un tracciante e un cronometro, è preferibile sostituire il cronometro con un sistema di telecamere e analizzare il cambiamento dell’intensità del colore del tracciante. Il risultato è una distribuzione del tempo di permanenza, con il tempo di permanenza medio che rappresenta l’outcome ottimale. Con la conoscenza dei parametri di processo a scala ridotta e con adeguati aggiustamenti a fattori come quelli descritti, il passaggio a un compounder più grande, ma altrimenti identico, è del tutto possibile.

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