Denti sensibili, formulazione di un dentifricio e dimensione delle particelle
Ciascuno si sarà trovato almeno una volta sulla poltrona del dentista. Vi siete mai chiesti quale sia la ragione della sensibilità dei denti? Le cause sono temperatura e molecole acide che arrivano a raggiungere i nervi, situati nella polpa.
Quindi, per causare la sensibilità dei denti, ci devono essere dei percorsi aperti che dallo smalto, attraverso la dentina, arrivino fino ai nervi nella polpa. Lo smalto è la sostanza più dura del corpo umano, e copre la superficie esterna dei denti. È fatto principalmente di fosfato di calcio.
Come si sviluppano dei fori nello smalto?
Ecco alcune delle cause più comuni:
- Erosione acida, che potrebbe essere causata da cibi/bevande acide e/o da reflusso acido.
- Cavità causata da un cattivo microbioma.
- Stress, che abbassa le difese immunitarie, portando a infiammazioni gengivali o di altro tipo.
- Spazzolare i denti troppo spesso con dentifrici e spazzolini abrasivi.
Come trattare i denti sensibili?
Fino ad ora, il modo più consigliato è, semplicemente, lavarsi i denti.
La magia è il nitrato di potassio KNO3, utilizzato anche come propellente. Si usa anche come addensante in zuppe e stufati nella cucina dell’Africa occidentale. Negli ultimi decenni abbiamo scoperto che ha anche un effetto desensibilizzante e può ostruire i tubuli dei denti. Ma ha degli svantaggi, tra cui le difficoltà di formulazione e il tempo necessario per esercitare un effetto desensibilizzante. Pertanto, siamo ancora alla ricerca di soluzioni migliori, per esempio, nuovi agenti desensibilizzanti, ad esempio gli aminoacidi, e il metodo di otturazione capillare, per otturare i tubuli dentinali e remineralizzare i denti.
Ma funziona davvero?
Uno dei fattori chiave è la granulometria delle particelle. Se vogliamo che gli agenti desensibilizzanti funzionino, le particelle che li contengono devono essere abbastanza piccole da passare attraverso lo smalto e la dentina per poi raggiungere i nervi. Anche per ostruire solamente i tubuli dentinali, le particelle devono essere abbastanza piccole da entrare nei tubuli.
Quindi sembrerebbe sufficiente produrre particelle molto piccole? In realtà non è così semplice.
Questa domanda è in realtà abbastanza complicata. Partiamo da alcuni numeri reali.
In primo luogo, le dimensioni dei pori dello smalto e della dentina: Uno smalto sano ha una dimensione dei pori dell’ordine dei 10nm. I denti sensibili, invece, hanno cavità molto più grandi di 10nm per consentire ai segnali/molecole di raggiungere facilmente i nervi. La dentina ha una dimensione dei pori che varia tra 0,400 a 100μm.
Abbiamo preso in esame due tipologie di dentifricio per denti sensibili della Colgate e della P&G. Analizzando entrambi i dentifrici con un granulometro laser Mastersizer della Malvern Panalytical abbiamo ottenuto una distribuzione dimensionale delle particelle rispettivamente di 2 -10 μm per il Colgate e 0,25 – 5,0 μm per P&G. Le particelle erano costituite da una composizione di silice fusa che comprendeva agenti desensibilizzanti.
Un’altra soluzione è quella della sigillatura capillare. Si ottiene con una composizione di dentifricio contenente un carbonato di apatite di nano dimensioni, da 1 nm a 500 nm, che ha un effetto di alleggerimento in pazienti con denti ipersensibili e un silicato. Si è valutato che una dimensione media delle particelle troppo piccola (sotto 1 nm) indurrebbe un’agglomerazione e aumenterebbe la viscosità; mentre, particelle troppo grandi ridurrebbero notevolmente l’effetto della remineralizzazione. Secondo questa soluzione la nano-apatite mescolata con l’abrasivo di silice, in un rapporto di miscelazione appropriato, genera un effetto di rivestimento superficiale atto a risigillare i tubuli dentinali esposti. Fornisce inoltre un’elevata sicurezza e spazzolabilità perché è fisicamente e chimicamente identica ai minerali che costituiscono il dente.
Tornando alla domanda: quindi qual è una distribuzione dimensionale delle particelle corretta?
Le risposte possono essere molto diverse. Tutto dipende dalle abitudini e dagli obiettivi dell’individuo. Per esempio, se ci si lava i denti 2-4 volte al giorno, si usa il filo interdentale e al tempo stesso il proprio dentista dice che i denti sono molto puliti e che lo smalto è consumato, sarebbe opportuno concentrarsi sulla remineralizzazione e sulla sigillatura dei tubuli, preoccupandosi meno della rimozione della placca o dell’efficacia antimicrobica. In questo caso i denti sensibili potrebbero essere probabilmente dovuti all’eccesso di pulizia e/o di acido. Ma potrebbe essere una storia molto diversa per altri. Questo è il motivo per cui vediamo una tale varietà di prodotti sugli scaffali dei supermercati- per soddisfare le esigenze specifiche di ogni individuo. E questo è il bello dei prodotti di consumo.
Per concludere può anche essere importante prestare attenzione alla perdita di superficie dello smalto. Uno studio ha dimostrato che lo spazzolamento induce la perdita di superficie dello smalto indipendentemente dal fatto che il dentifricio abbia un’indicazione desensibilizzante o anti-erosiva. Come suggerito dallo studio, un dentifricio potrebbe aver bisogno di una maggiore concentrazione di calcio e fosfato, una percentuale in peso maggiore di particelle solide con una granulometria più fine, per rallentare la perdita di smalto.